Anziani che vogliono ringiovanire e giovani che vogliono vivere da adulti:
star bene nella propria "Age Gen" è davvero impossibile?
Archiviare le vacanze significa mettere in naftalina i costumi, nascondere le espadrillas e riporre sullo scaffale i libri letti tra luglio e agosto perché si sa: sotto l’ombrellone gli Italiani sfogliano di più. A noi quest’anno è andata bene perché oltre al solito giallo, oltre al volumetto rom-com-young-adult su Kindle (così nessuno vede che siamo fan di Lily Cole), abbiamo letto due libri molto interessanti che offrono parecchi spunti di riflessione da condividere con tutti voi. Due saggi che, a prima vista, non potrebbero essere più diversi se non fosse che affrontano un tema di cui si parla poco e male, l’età. Ed anche gli autori sembrano aver poco in comune: una delle più importanti scrittrici e saggiste italiane e un giovane giornalista esperto di economia. Eppure leggeteli, e leggeteli uno dopo l’altro, perché vi daranno una visione davvero completa di cosa sia l'Age Generation ossia lo scambio generazionale ai tempi nostri.
ESSERE ANZIANI OGGI: MUOVERSI AL TEMPO CON IL TEMPO
Lidia Ravera ci spiega, col suo “Age Pride” (Einaudi - 101 pagg.), i millemila motivi per cui dovremmo tutti liberarci dei pregiudizi dell’età. Che abbiate superato i sessanta o no, il tema riguarda tutti: perché oggi la vecchiaia non è solo un fenomeno di massa (il 23% degli italiani sono over65, nel 1960 erano il 7%) ma è anche una paura di massa. Lo stile del libro è mordace con frasi brevissime, talvolta veri e propri aforismi, che sviscerano in modo netto e inconfutabile i tic che accompagnano il passare degli anni. A parlare è una boomer che, fin dalla prima pagina, dichiara una irrazionale paura di invecchiare. Paura che esorcizza con affermazioni del tipo “…basterebbe esporre con orgoglio le poderose conquiste dell'intelligenza, del gusto, dell'ironia, della leggerezza, dell'empatia, basterebbe sventolare la bandiera della durata, che non è noia, non è ripetizione, non è calma piatta e inevitabile declino, o almeno non solo, ma anche, e nobilmente, il frutto della fatica di vivere, del talento che richiede equilibrare consapevolezza e aspettative…” Bellissime parole difficili da realizzare. L’analisi si fa femminista perché i signori uomini, forti di una naturale capacità di procreare a oltranza (testosterone permettendo), castigano consorti - fidanzate - amanti colpevoli, come l'autrice le definisce brillantemente, di non essere più "giovaniformi", vittime dell’età che avanza e che merita punizione, se non addirittura autoflagellazione. Ravera scrive ancora: “La vita finisce quando tutto si ferma. Come atlete dobbiamo muoverci con lei, imparare il suo passo, accelerare e rallentare a comando... bisogna restare agili. Non giovani, agili". Ovviamente la politica aiuta per la discesa visto che non offre alternativa ai 2 milioni di italiani over65 che (soprav)vivono con meno di 500 eu al mese. O ai 30 “vecchietti” su 100 che vivono soli perché non sono più in coppia, perché non c’è più la famiglia tradizionale e anche perché sono (e si sentono) emarginati.
ESSERE GIOVANI OGGI: COMBATTERE CONTRO L'INERZIA
Beniamino Pagliaro, classe 1987, giornalista economico, ha pubblicato “Boomers contro Millennials” (HarperCollins - 152 pagg.) nel quale ribalta il problema e ci racconta cosa significhi essere giovani oggi. E per giovani ci riferiamo ai Millennials (figli dei boomers) nati tra il 1980 e il 1996 che, a quanto pare, sono quelli che hanno vissuto i tempi peggiori in termini di crescita economica dal XVIII secolo a oggi. Erano teenagers, o al massimo ventenni, ai tempi del September 11. Si affacciavano timidamente al mondo del lavoro mentre Leeman Brothers mandava in frantumi le ultime certezze capitalistiche. Un dato per tutti: nel 1990 i boomers italiani intorno ai 35 anni che possedevano una casa erano il 33%, oggi i millennials di quell'età che hanno un appartamento sono il 4%. E questo nonostante parlino almeno due lingue, abbiano curricula farciti di master e dottorati, possano contare su tecnologie impensabili solo 20 anni fa. Pagliaio ci va giù duro e individua le 7 bugie sul futuro che tengono in ostaggio le nuove generazioni, e qui il discorso si fa super interessante. Ai millennials è stato promesso (dai boomers) che se avessero studiato di più, lavorato di più, se si fossero impegnati di più avrebbero ricevuto molto di più… beh! Bugia! Sono cresciuti convinti di avere tante possibilità di scelta come, per esempio, scegliere (e trovare) il lavoro giusto nella città giusta nel contesto giusto. Beh! Bugia! Ed è anche falsa la convinzione di poter scegliere in autonomia, perché la maggior parte dei modelli valevoli vengono imposti dal web e dai social (ops: Zuckerberg e un millennial) che oggi strumentalizzano l’informazione e impongono status esattamente come facevano stampa e tv 30 anni fa. Ai millennials è stato detto che avrebbero acquistato un loft a Bushwick, Beh! Bugia: l’eta media in cui si compra casa oggi è 45 anni. E solo 4 su 10 acquistano in contanti. Il 17% dei Millennial rimane comunque in affitto. E poi c’è la Bugia della Scrivania in ufficio, i Millennials guadagnano meno dei Boomers e molto spesso una scrivania non ce l’hanno proprio. La Bugia della Pensione. La Bugia della Democrazia diretta. E, infine, la Bugia più Bugia di tutte: il cambiamento impossibile o, per meglio dire, la convinzione che tutto rimarrà così forever and ever. Pagliaro conclude affermando che "il nemico numero uno dei giovani, e quindi di tutta l'Italia, non sono i soldi che mancano, le risorse che calano e il confronto costante con il passato, il nemico è l'inerzia... perché cambiare si può e si deve."
LE ETA' DEL CAMBIAMENTO
Cambiamento: gran bella parola. Bellissima se a scriverla è Ravera, che sprona i boomers a togliersi di dosso (finte) sicurezze e (vere) ragnatele per rimettersi in gioco. Efficace se a pronunciarla è Pagliaro, che incita i millenials a non cedere all'inerzia. E poi ci sono gli X, subito dopo i Millennials e gli Z che sono già un po' passé perché sono in arrivo i Gen Alpha tutti nati nel XXI secolo! E per finire... visto che siamo a settembre e abbiamo un nuovo anno di fronte, perché non mettiamo in pratica anche noi qualche piccolo cambiamento al di là e a prescindere dalla Gen in cui siamo incastrati.
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