E' la tendenza del momento, è dappertutto e tutti ne parlano:
se non sei "indie"... non sei nessuno!
Indie è l’abbreviazione di indipendente e tecnicamente si riferisce a tutto ciò che è “alternativo” (che brutta parola) al mainstream. Vi siete incuriositi? Ok, partiamo dall'inizio... l'Indie è una vera e propria tendenza che, partendo dalla musica, ha abbracciato la letteratura, il cinema, la moda e il design.
All’inizio degli ’80 erano Indie i musicisti che spernacchiavano le major discografiche e si auto producevano in nome della totale indipendenza creativa. Avete presente gli Smiths, i Nirvana o gli Oasis? Ecco degli ottimi esempi che fanno il paio, in italia, con gli AfterHours (Manuel Agnelli), i Blue Vertigo (Morgan) fino ai Baustelle, a Calcutta, a Coez, a Gazelle e via cantando.
E a forza di voler essere indipendente (ovviamente), anti convenzionale, auto referenziale, libero, individuale, l'Indie ha superato tempi e mode sopravvivendo al dark, al grunge, al core e oggi gode di ottima salute.
Il suo segreto è l’inclusività: ha accolto artisti pop (Billie Eilish o Lana del Rey), rockettari (White Lies), rapper (ASAP Rocky) e anche dj che sparano a tutto volume la NuDisco versione indie della dance music.
Musica a parte, nulla è più attuale dell’Indie, è dappertutto e (ammettetelo) ve ne siete accorti anche voi. Siamo tutti un po’ più indie di qualche anno fa.
Forse è stata la Pandemia a renderci così introspettivi e insofferenti verso tutto ciò che è imposto, che cade dall’alto, che va fatto perché tutti lo fanno. Siamo presi da una manifesta voglia di ribellarci al mainstream e cambiare rotta. Usciamo dall'autostrada e svoltiamo in quel sentiero tra gli alberi.
Un esempio è la nascita di così tanti brand che creano e producono Indie. Noi di MyCupOfTea lo sappiamo bene e ne conosciamo così tanti da poter affermare, con assoluta certezza, che ci troviamo di fronte a un vero e proprio passaggio epocale.
C’è una gran voglia di produrre, di fare cose e di farle bene. A mano, artigianalmente, in modo sostenibile, utilizzando materiali naturali, senza sfruttare nessuno e facendo felici tutti. Ma quanto ci piace essere indie?
Per capire meglio il fenomeno Indie, il marketing ci ricorda la teoria della Long Tail, la coda lunga che nel 2004 ha ipotizzato un nuovo modello economico dove i ricavi non si ottengono più dalla vendita di pochi prodotti best seller (per lo più realizzati dai colossi multinazionali), ma dalla vendita di pochi pezzi di tantissimi prodotti diversi, come quelli creati dai milioni di artigiani e brand di nicchia che oggi tutti cercano e prediligono.
Qualche esempio? Noi apprezziamo molto Sunnei nella moda: non solo abiti, ma anche accessori e home decor realizzati a Milano da due creativi che non sapevano nulla di moda ma che oggi fanno stile.
A24 nel cinema: è la casa di produzione indie che ha portato sullo schermo fenomeni come “Get Out”, “Euphoria” e il candidato all’Oscar “Everything everywhere all at once”.
EspressOH nel makeup: è l'Indie brand tutto italiano che sta spopolando tra le swag alla ricerca di prodotti basici, essenziali, semplici e ovviamente super naturali (con in più l’aroma di caffè...superindie!).
VerySimpleKitchen nel design, perché a Bologna realizza cucine modulari in acciaio che sono un po' minimal, un po' ironiche, un po' concettuali e molto, molto desiderabili.
E poi abbiamo magazine e riviste indipendenti come Risposte che racconta le donne alle donne e lo fa in modo davvero interessante. Lo trovate sia in versione cartacea che digitale e se non vi abbonate fate davvero una grande sciocchezza.
Infine, beh... come non parlare di Iperborea, una casa editrice Indie specializzata in pubblicazioni di altissima qualità che spazia dai classici inediti o riproposti in nuove traduzioni, alle voci di punta della narrativa contemporanea in special modo nord europea.
Iperborea ha lanciato nel 2018 la “serie” The Passenger, volumi dedicati a città e nazioni (ma mi raccomando… non chiamateli “guide”) che raccolgono inchieste, reportage letterari e saggi narrativi a formare un ritratto della vita contemporanea dei luoghi e delle persone che li popolano.
Noi abbiamo sulla scrivania quello dedicato a Roma, ma The Passenger racconta anche Milano, Napoli, Parigi, Barcellona, Berlino, e va in Grecia, Brasile, India e addirittura sullo Spazio e in mezzo all'Oceano… davvero geniale!
Insomma... l'indipendenza dagli schemi è una gran bella cosa che non diamo mai per scontata. Sarà per questo che oggi più che mai ci sentiamo molto Indie e continuiamo a grufolare tra tutto ciò che è orgogliosamente e felicemente di nicchia.
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