“PENSATI LIBERA”, due parole che creano un caso.
Per il loro significato, esplicito e sotteso, ma soprattutto per il fatto che non sono state semplicemente dette o scritte, ma indossate.
Ormai sapete che erano impresse sulla stola dell’abito di Chiara Ferragni, madrina della prima serata dell’immarcescibile Festival di Sanremo. La super influencer bionda scende la scalinata del Teatro Ariston e scatta il wow... Eh sì, perché in due parole Chiara afferma e ribadisce, sin da subito, che non sarà una valletta, che non farà la bella statuina. Lei è una donna pensante elevata alla vetta del pop per mandare un messaggio all’Italia che canta.
“PENSATI LIBERA” era solo un graffito su un muro di Genova. Poi è diventato uno slogan con Claire Fontaine (nom de plume del duo di artisti concettuali Fulvia Carnevale e James Thornhill), realizzato da Cicatrici Nere (street artist e tatuatore bolognese) e trasportato su un abito da Maria Grazia Chiuri per Dior… tanta roba, mica canzonette!
Noi abbiamo colto lo spunto e siamo andati indietro con la memoria, perché la storia del costume è fatta anche di frasi sulla stoffa. Pensateci: le parole dette volano via, le parole scritte oggi nessuno le legge più, ma le parole su un vestito o su una maglietta si fanno sempre notare. L’abito può essere un manifesto potente su cui vergare un concetto, un’idea, un'affermazione. Una persona con qualcosa scritto addosso ve la ricordate…
Basta una Parola. 1979 - Walter Albini, oggi quasi completamente dimenticato ma per molti il padre del Pret-a-Porter Italiano, fa stampare “Cazzo” su una semplice maglietta che indossa sotto un completo classico. Una chiara, semplice e inequivocabile rivendicazione fatta di 5 lettere nere su fondo bianco, in un contesto inconsueto: una parolaccia che diventa un vero e proprio logo. Nessuna provocazione è stata così… ante litteram!
Caratteri Cubitali. 1984 - Katherine Hamnett raggiunge il successo planetario con una moda estremamente politicizzata, nata non solo per vestire ma anche per contestare. I boomer come noi sicuramente ricordano le sue magliette con scritte a caratteri cubitali, ne ha vendute milioni e sono tutt'oggi un feticcio per i collezionisti modaioli. Ed è così che si presenta a Downing Street per un evento formale con il Primo Ministro Tatcher: vestita con quella sua magliettona che urla “58% don't want Pershing” per ricordare alla bellicosa Iron Lady che la maggioranza degli inglesi non vuole i missili nucleari nel Regno Unito. A dirla tutta i Pershing furono dismessi in Europa l’anno successivo, forse anche grazie a una t-shirt.
L'abito da il testo. 2010 - God Save Vivienne Westwood e l’impatto dirompente che la sua moda ha, oggi più che mai, sull’immaginario collettivo. Un'icona vera e una grande rivoluzionaria che alla sua ultima sfilata, dopo quasi 40 anni di moda e di battaglie politiche, indossa la scritta “Buy Less” che suona un po' come il canto del cigno. Afferma soave “buy less, choose well, make it last” che suona decisamente provocatorio e che è un chiaro invito ad acquistare meno, a scegliere bene e a far durare nel tempo gli abiti. Quando si dice "parlar chiaro".
2010 - God Save Vivienne Westwood e l’impatto dirompente che la sua moda ha, oggi più che mai, sull’immaginario collettivo. Un'icona vera e una grande rivoluzionaria che alla sua ultima sfilata, dopo quasi 40 anni di moda e di battaglie politiche, indossa la scritta “Buy Less” che suona un po' come il canto del cigno. Afferma soave “buy less, choose well, make it last” che suona decisamente provocatorio e che è un chiaro invito ad acquistare meno, a scegliere bene e a far durare nel tempo gli abiti. Quando si dice "parlar chiaro".
Parla come ti vesti.
2018 - Le parole sugli abiti ribadiscono e amplificano le nostre convinzioni, ma possono essere molto utili anche per affermare quello che non vogliamo (o non possiamo) dire a parole. Lo sa bene Melania Trump, first lady per lo più silenziosa e annoiata, che manda tutti in confusione indossando un comunissimo parka di Zara da 60 dollari. La cosa interessante è che sul retro si legge, ben in vista, “I really don’t care, do u?”. E tutti a chiedersi cos'è che le importa meno, le malefatte del marito o le infinite cattiverie dette su di lei? Beh, delle due... tutte e due!
Fashion Talks. 2019 - La moda ha (più di) un fremito quando sulla passerella di Victor&Rolf arriva una serie di deliziosi abiti in tulle, vaporosi come nuvole, colorati come caramelle, decorati e impreziositi non certo con ricami e decori ma con i modi di dire che usiamo tutti i giorni.
I due enfants terribles della couture, che di provocazioni se ne intendono, creano un contrasto netto tra una moda zuccherosa, anacronistica, bamboleggiante e le frasi fatte che usiamo in continuazione mentre parliamo, mandiamo messaggi, rispondiamo a un post. Veri e propri meme di organza: parole caustiche, piene di doppi sensi che, decontestualizzate , diventano ancora più scottanti. Chic & Choc!
Lettere Oro e Punti Esclamativi.
2020 - Alessandro Michele celebra la sua città e presenta ai Musei Capitolini una collezione Gucci “Cruise” che è tutta uno slogan, quasi a voler ricordare che, da sempre, Roma è sinonimo di politica.
Non passa quindi inosservata la scritta “My Body My Choice”, a lettere d'oro, dietro un elegantissimo blazer. Sembra una frase "ovvia" ma tutti capiscono subito che Alessandro si riferisce al vociare politico sempre più insistente che, dall’America fino a casa nostra, vorrebbe mettere in discussione il diritto delle donne all’aborto.
2022 - Michele va avanti e nella indimenticabile sfilata “Gemelli” dello scorso anno, riporta in auge il Fuori! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano - fondato nel 1971)che diventa logo su bomber di lurex indossati in coppia e con ben tre punti esclamativi, a ribadire che le rivendicazioni LGBTQ+, ancora oggi, hanno bisogno di grande visibilità.
Moda e Storytelling. Ok, potremmo andare avanti per ore: la nostra scrivania è piena di immagini di moda fatta di parole e di parole che raccontano la moda.
Un secondo per ricordare Virgil Abloh il designer che meglio di tutti conferma quanto abbiamo detto finora. Virgil prende un classicissimo paio di Nike Air Max bianche e ci scrive sopra “air” in nero. Genio! Trasforma il plus del prodotto in storytelling, rivela quello che è sotto i nostri occhi ma che non vediamo più. Creare per lui non significa inventare ma disvelare, mostrare senza veli l'essenza del prodotto. Come? Scrivendo a chiare lettere.
Osservatelo: indossa una black tie e sopra ci scrive "a formality". E quella cravatta, come per magia, assume tutto un altro significato!
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